RESA DEI CONTI
La 'mattanza' delle elezioni politiche è appena avvenuta -
per la prima volta dal 1946 nessun deputato o senatore di
sinistra - per quanto riformista e revisionista, in ultima
analisi di falsa sinistra e di vera destra - si sederà nel
parlamento borghese, e già volano gli stracci all'interno
della falsa sinistra ridotta, suo malgrado, al rango di
forza extraparlamentare.
Nel Ps c'è chi, come Gianni De Michelis, invoca le
dimissioni del segretario - Enrico Boselli - che
puntualmente lo accontenta, per poi rivedere la strategia
del partito: l'ex delfino di Bettino Craxi vuol tornare dal
suo amico Nano di Arcore col quale è stato alleato fin
dallo scioglimento del Psi; si troverebbe nuovamente
alleato dei fascisti, ma ormai c'era abituato, forse gli
mancano (poveri i martiri partigiani delle Brigate
Matteotti: chissà se avranno la forza di rigirarsi
nuovamente nella tomba).
La Sarc, dal canto suo, è morta, ammesso che il tanto
decantato 'soggetto unitario e plurale' sia mai realmente
nato: i Verdi si sfilano immediatamente e dichiarano, lo fa
l'ex sottosegretario all'economia Paolo Cento, di guardare
con interesse al Partito (a)democratico; il Pdci - per
bocca di Marco Rizzo - dichiara che <dopo l'apocalisse
della Sinistra arcobaleno> vuole <ricostruire il partito di
tutti i comunisti. Bentornati falce e martello, chi vuole
continuare nell'errore dell'Arcobaleno vada nel Pd>.
Solo Sd si dice interessata a continuare l'esperienza della
Sarc, perché <indietro non si torna> come dice Fabio Mussi,
ma per il momento azzera i gruppi dirigenti <per un
indispensabile ricambio generazionale>.
Come al solito, comunque, il partito che più dà sfoggio di
spaccature è Rc-Se, al cui interno convivono da sempre
molte culture diverse, ed in questo frangente post
terremoto elettorale escono tutte allo scoperto.
Innanzi tutto c'è la componente bertinottiana (o forse ex)
che fa capo agli ex demoproletari Paolo Ferrero e Giovanni
Russo Spena, che sogna di prendere le redini del partito al
congresso straordinario che si terrà a luglio e scaglia
bordate sulla leadership del Tappo di Bari: l'ex capogruppo
al Senato dichiara che <se chiederà di sciogliere il
partito, non ci stiamo. Serve sì un modello costituente ma
oltre il modello della Sinistra europea non si può andare>.
Assolutamente contrari alla disastrosa linea della
dirigenza sono anche altri personaggi di peso, quali: Ramon
Mantovani ed Aurelio Crippa (della componente Valorizzare
il saper fare), Alberto Burgio e Claudio Grassi (Essere
Comunisti), Gianluigi Pegolo e Fosco Giannini (L'Ernesto);
a partire da questi dati abbiamo l'impressione che sarà un
congresso interessante e per nulla scontato nel suo epilogo.
Azzardiamo un pronostico.
Rifondazione non si scioglierà ma si spaccherà in tre
tronconi: l'attuale gruppo dirigente, proveniente dalle
file del vecchio PCI revisionista, migrerà verso la
sinistra Pd, le minoranze si uniranno a Rizzo nel nuovo
soggetto revisionista, e Rc-SE sarà la versione riveduta e
corretta della vecchia Democrazia Proletaria, anche e
soprattutto perché formata ormai soltanto da coloro che
provengono da quella esperienza.
E chissà che in questo modo non riescano a recuperare
coloro che, provenendo come loro dalle file di Dp, sono
fuoriusciti formando il PCL e Sc.
Torino, 16 aprile 2008